L’OEE nasce in Giappone negli anni 80, introdotto da Seiichi Nakajima, il padre della Total Productive Maintenance (TPM), mentre in Europa viene applicato per la prima volta dalla Fuji in Olanda.
L’OEE è un indicatore che misura l’efficacia globale di un impianto produttivo (macchina, linea, stabilimento), se correttamente calcolato questo KPI rappresenta la sintesi dell’andamento della produzione rispetto ai vincoli tecnologici della nostra struttura. L’OEE è un indicatore relativo, espresso in termini percentuali, che in altre parole esprime il nostro grado di raggiungimento del massimo potenziale realizzabile con la tecnologia disponibile. Il 100% è irraggiungible per ovvie ragioni, ad esempio per i fermi pianificati, come attrezzaggi e pulizie.
Più specificatamente, l’OEE è il risultato della moltiplicazione di altri tre indicatori che misurano, attraverso la comparazione dei tempi di produzione, il modo in cui si è usufruito del tempo a disposizione.
Uptime (grado di funzionamento delle macchine): esprime in termini percentuali per quanta parte del tempo impiegato per la produzione, le macchine erano effettivamente in funzione ed era possibile produrre un output. Al contrario quindi il Downtime rappresenta invece il tempo in cui le macchine sono state ferme e ciò può accadere principalmente per le seguenti ragioni:
- Fermi di natura organizzativa
- Fermi di natura tecnica
- Guasti
I primi due, salvo casi particolari sono normalmente pianificabili e prevedibili, mentre l’ultima categoria andrebbe invece minimizzata con accurati piani di manutenzione preventiva.
Performance (grado di raggiungimento della velocità di produzione standard): durante la produzione è possibile che per svariate ragioni non si possa essere in grado di raggiungere la velocità standard della linea, ciò può essere dovuto a perdite di velocità (rallentamenti) e microfermate (normalmente la differenza con i fermi veri e propri è identificata da un lasso di tempo limite, che funge da elemento di confine tra fermi e microfermate).
Yield (guadagno): indica la quota percentuale di prodotti buoni (vendibili), usciti dalla linea. In questo caso la perdita riferita agli scarti è misurata in termini di tempo e non di materiali. Ovviamente nel computo completo dei costi dovuti alla produzione di scarti dovremmo includere entrambi, l’OEE si focalizza però su come utilizziamo il tempo in produzione.
Dalla moltiplicazione di questi tre indicatori otteniamo l’OEE, rappresentato anch’esso da un valore percentuale.
Questo indicatore può anche essere calcolato in modo diretto, dal rapporto tra il tempo teorico necessario per produrre un dato volume e tipologia di prodotti alla velocità nominale standard, ed il tempo effettivamente impiegato per la produzione incluse tutte le perdite menzionate poco fa (ne nostro caso quindi F/A).
Come è possibile constatare facilmente per avere un calcolo corretto dell’OEE è bene che le velocità nominali delle macchine siano calcolate con precisione e rappresentino la massima fattibilità tecnica producibile (Tempo Output Vendibile/Tempo Pianificato). Grandezze che superano il 100% non sono quindi accettabili e vanificano l’utilità dell’OEE ed dei suoi indicatori correlati.
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